Il tintore

Per nobilitare i disadorni tessuti del mondo rurale si ricorreva nel Montefeltro alla stampa: un semplice ed efficace procedimento decorativo ottenuto "timbrando" con due colori, il blu e il rosso ruggine. La stoffa veniva decorata con elementi ripetuti sino a comporre una suggestiva e gradevole figura d'assieme, formata da una parte centrale e da una cornice.
Le decorazioni si richiamavano sia alla realtà delle campagne, il tralcio della vite con l'uva, la foglia della quercia, la pigna e i fiori sia alle componenti sacre e magiche del mondo rurale, Sant'Antonio protettore degli animali, San Giorgio e il drago, i cappelli cardinalizi e i loro fiocchi, i grifoni... L'accostamento e la distribuzione di questi elementi decorativi pur seguendo schemi consolidati ha lasciato nel corso dei secoli anche spazi alla creatività del tintore.
Spesso annesso al laboratorio del tintore vi era il mangano una macchina per follare, compattare ed ammorbidire, il tessuto.
Nei borghi rurali del Montefeltro, da Sassocorvaro a Montecerignone, vi erano molte stamperie con i loro mangani. La concorrenza della produzione industriale e l'esodo dalle campagne li ha tutti cancellati, ad eccezione di un piccolo laboratorio operante a Carpegna.

La stampa dei tessuti.

I tessuti, prima di essere stampati, venivano follati al mangano; così compattati ed ammorbiditi erano pronti per essere stampati. L'operazione di "timbratura" procedeva con grande semplicità: i tessuti venivano allora stesi su un tavolo imbottito e decorati con gli stampi intinti in un tampone imbevuto di vernice; per imprimere meglio il colore sul tessuto lo stampo veniva battuto con un pesante mazzuolo.
Il tintore preparava direttamente sia gli stampi incidendo dei masselli in solido legno con la sgorbia sia la tintura seguendo complicate ricette basate sulle ruggine di ferro per il colore marrone e sul solfato di rame per il colore blu. Per decorare tovaglierie e coperte si impiegavano gli stampi incisi nel legno, mentre per i tessuti più poveri le decorazioni erano ottenute con stampi particolari formati da chiodi in ottone.
Completata la decorazione del tessuto, per rendere indelebili i colori si operava un fissaggio della tintura immergendo il tessuto in un bagno bollente d'acqua e cenere. Avveniva un processo che in chimica tintoria viene definito di fissaggio alcalino, dove il potassio della cenere si combinava col rame e col ferro delle tinture formando un prodotto insolubile e garantendo la resistenza nel tempo delle decorazioni.

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