Il bullettaio

Il bullettaio, un mestiere presente in tutta Europa , era un fabbro specializzato nella fabbricazione dei chiodi. Per realizzare questo prodotto si serviva, oltre che dell'incudine e del martello soprattutto per la forgiatura di chiodi di particolari dimensioni, si serviva di particolari stampi, le chiodarole dove si realizzava una sorta di produzione in serie dei chiodi suddivisi secondo determinate dimensioni e secondo i diversi impieghi a cui erano destinati.
Si tratta di un mestiere, da un lato presente in maniera generalizzata, perché molte attività artigianali (falegnami, carpentieri edili, calzolai, maniscalchi?, facocchi…), rurali necessitavano di chiodi e dall'altro in forme specializzate là dove questa produzione era utilizzata in particolari manifatture (ad esempio i chiodi per i cantieri navali).
Nel caso dell'alto Metauro questa attività è documentata dal Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio nel censimento industriale della provincia di Pesaro e Urbino pubblicato negli "Annali di statistica, serie IV, fasc. XXXIV, del 1891".
Risulta che a Mercatello operano quattro imprese artigiane specializzate in bullette per scarpe, dando lavoro a ventisette operai che lavoravano per otto, nove mesi all'anno. A Sant' Angelo in Vado invece esistevano altre dieci imprese artigianali con solo trenta operai che lavoravano tutto l'anno. A differenza di Mercatello a Sant'Angelo in Vado si producevano bullette e bullettame (minuteria) che probabilmente veniva smerciata nel mercato locale.
Questo mestiere è ovviamente sparito di fronte alla facilità dell'industria meccanica di realizzare macchine per fabbricare chiodi in serie. Nel corso della prima metà del Novecento il mestiere di bullettaio è scomparso; sono però state incorporate le competenze da parte di altri mestieri del ferro, come i maniscalchi e i fabbri che hanno continuato a realizzare in proprio dei chiodi quando era necessario all'interno del loro lavoro. Infatti il fabbro Ferrante Dominici di cui è stata raccolta la testimonianza durante la ricerca conserva nella sua officina delle chiodarole che evidentemente utilizzava quando, nel suo lavoro di maniscalco e di fabbro, aveva bisogno di chiodi particolari.

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