I luoghi dell'alto Metauro negli acquerelli di Francesco Mingucci

Tra il XVII e il XVIII secolo il quadro del paesaggio agrario marchigiano è abbastanza contrastato.
Da una lato si mantiene una persistenza degli agenti della degradazione e della disgregazione anche in quelle zone dove ormai si è affermato il contratto mezzadrile. Da un altro lato la diffusione delle piantagioni arboree ed arbustive rappresenta lo strumento per contrastare più efficacemente la degradazione e la disgregazione del paesaggio agrario. Parallelamente continua il processo di appoderamento con la costituzione nel territorio di nuovi poderi e la costruzione di nuove case coloniche che interrompe la disordinata monotonia di un paesaggio degradato, introducendovi nuovi elementi e nuovi centri di organizzazione .
La coltura promiscua mantiene una certa staticità e non si diffondono le foraggere e lo stesso mais stenta ad entrare in rotazione, mantenendo così il maggese, invece continua a svilupparsi l'alberata che rappresenta un grande riserva di risorse per il podere.
La testimonianza della diffusione di questa tipologia di paesaggio trova un largo riscontro anche nelle illustrazioni acquerellate di Mingucci, realizzate nel 1626, dedicate ai centri dell'alto Metauro e dell'Urbinate .

L'alberata appare molto ben delineata nei poderi confinanti con le mura della città di Urbino, dove in prossimità di una casa colonica due fitti filari di viti e di essenze arboree delimitano un campo di cereali.

Mingucci Urbino
Mingucci Urbino

I filoni sono invece accennati nel vasto territorio attorno a Fermignano dove Mingucci ha evidenziato lo sfruttamento industriale delle acque del Metauro grazie ad un'enorme chiusa.

Mingucci: Fermignano
Mingucci: Fermignano

A Petriano invece il disboscamento e l'appoderamento non si erano ancora accompagnati alla messa a coltura di alcun soprassuolo arboreo e i seminativi nudi occupavano pericolosamente dei terreni scoscesi esposti all'azione erosiva delle acque piovane.

Mingucci: Petriano
Mingucci: Petriano

Nei territori attorno ai due maggiori centri dell'alto Metauro, Castel Durante (oggi Urbania) e Sant'Angelo in Vado è ormai evidente il deciso appoderamento extra moenia; non mancano anche nel territorio i segni dei fasti di residenze signorili legate alla presenza dei Montefeltro prima e dei Della Rovere.

Mingucci: Castedurante
Mingucci: Castedurante

Il paesaggio cambia se ci si sposta nei marcati rilievi collinari circostanti. Il centro del Peglio mantiene le caratteristiche di un borgo arroccato circondato da prati naturali, da seminativi nudi e da zone a calanchi risultanti forse da precedenti dissodamenti, solo a quote più basse appaiono i primi segni di un antico appoderamento connotato da una casa a torre.

Mingucci: Peglio
Mingucci: Peglio

Più ordinato risulta il paesaggio attorno a Tor dell'Abbazia, dove ai campi a seminativo nudo, alcuni ben sistemati a ciglioni, corrispondono case a torre distribuite sul territorio.

Mingucci: Tor dell'Abbazia
Mingucci: Tor dell'Abbazia

Il sito di Pecoraro (ora Castello dei Pecorari) mostra i segni evidenti dell'abbandono dei centri più elevati, il castello è ormai in rovina, così come la cinta muraria; abitazioni nuove sono sorte fuori del castello, di particolare interesse un impenetrabile recinto a siepe contiguo ad un piccolo edificio.

Mingucci: Pecoraro
Mingucci: Pecoraro

L'immagine di San Martino precisa meglio la trasformazione di un altro borgo fortificato in un borgo rurale: anche qui le mura sono in rovina, le torri sono diventate abitazioni e in primo piano un edificio costruito extra moenia ospita l'officina di un fabbro.

Mingucci: San Martino
Mingucci: San Martino

Spostandoci più verso l'interno nell'antico territorio della Massa Trabaria, a Sant'Angelo in Vado e a Mercatello sul Metauro, non si può non sottolineare come i terreni contigui ai centri ospitino poderi ben ordinati, con filari della vite inframmezzati da essenze arboree; all'interno dei poderi le case coloniche sono di buona fattura architettonica e attorno alla struttura a torre sono sorti altri corpi a sottolineare la solidità dell'insediamento.

Mingucci: Mercatello
Mingucci: Mercatello

Così come detto in precedenza, attorno a Sant'Angelo e nelle immediate vicinanze di Casteldurante, non mancano le ville segno di una stratificazione sociale tra le genti segnate da una sorta di gerarchizzazione dei luoghi esterni alla città.

Mingucci: Sant'Angelo in Vado
Mingucci: Sant'Angelo in Vado
Mingucci: Metola
Mingucci: Metola

Mingucci definisce efficacemente, con poche pennellate, il paesaggio attorno alla supposta capitale della Massa Trabaria.

"La Terra di S. ANGELO in VADO già città, e secondo l'opinione più comune, e per quanto si raccoglie da memorie antichiss.e fu a capo della Provincia detta Massa Trabaria, e posta in pianura ben coltivata e delitiosa con vaghissime e fruttifere colline, che le fan corona. Per mezzo vi passa il Metauro fiume notissimo, et è luogo assai abondante di mercantie e conseguentemente di ricchezze" .

Mingucci continua anche nella sua rassegna di borghi arroccati collocati a coronamento dei centri di fondovalle dell'alto Metauro. Il quadro è abbastanza diverso rispetto al fondovalle perché la presenza dell'appoderamento risulta poco significativa, mentre i terreni rappresentati sono spogli e con pochi segni della fatica contadina e sembrano destinati più alla pastorizia che alle coltivazioni.
Si vedano soprattutto i quadri paesaggistici di Monte Maio e di Palazzo (quest'ultimo in prossimità dell'Appennino) dove le caratteristiche del terreno, scosceso e dilavato, solcato da profondi calanchi, mostrano un'economia prevalentemente silvo-pastorale, mentre la zona di fondovalle ai piedi di Desse', mostra sulla riva di un vivace torrente (l'Auro, uno dei due corsi d'acqua che danno origine al Metauro), un altro borgo fortificato con le mura in rovina. Qui però il quadro del paesaggio agrario è completamente diverso: vi sono prati naturali e macchie senza alcuna chiusura, mentre sulle pendici della montagna che porta a Desse' il paesaggio è quello dei campi a seminativo chiusi da siepi senza però alcun segno di presenza di edifici che fanno pensare ad una prima colonizzazione a cui forse seguirà la costruzione di un edificio per ospitare la famiglia del mezzadro. La presenza di un mulino mosso da un ruota verticale, una rarità per il territorio appenninico dove le ruote idrauliche dei mulini sono di solito orizzontali, sta ad indicare la presenza di coltivazioni.

Mingucci: Palazzo
Mingucci: Palazzo

Sempre nell'alta collina metaurense attorno a Sant'Angelo in Vado vi sono centri dove ormai l'agricoltura e il seminativo prevalgono come a Caresto, dove il piccolo borgo fortificato ancor ben conservato con la sua elittica cerchia murata è dappertutto circondato da poderi con le rispettive case coloniche poste sulla cresta delle colline per meglio controllare le coltivazioni. La suggestiva scena di aratura, semina e rincalzatura con la zappa del terreno non pone dubbi sulla diffusa presenza di seminativi nudi, chiusi solo da siepi di confine da siepi di contenimento delle strade, in tutto il territorio circostante il borgo di Caresto.

Mingucci: Caresto
Mingucci: Caresto

Comunque come mostrano le immagini di Mingucci la diffusione delle alberate non appare così uniforme e generalizzata anche se l'Italia centrale godendo di un clima mediterraneo può tranquillamente sviluppare la coltivazione della vite soprattutto nei campi ben ordinati che vengono sviluppandosi attorno ai centri murati.
I campi ad alberata sono relativamente stretti: i filoni distanti circa 15 metri l'uno dall'altro e non troppo allungati dove le piantagioni arboree ed arbustive si distribuiscono in filari ravvicinati. É allora possibile collocare molte piante di sostegno e molte viti a differenza di quanto succede nell'impianto della piantata padana dove i filari sono ad una distanza che va dai 30 agli 80 metri e dove quindi il soprassuolo per unità di superficie è minore.

Mingucci: Valfabrica
Mingucci: Novillara
Mingucci: Mondolfo

In questi secoli negli studi agronomici è sentita l'esigenza di superare la naturale tendenza a sistemare i terreni secondo la pendenza, a rittochino, ma invece a collocare filari della vite e soprassuolo arboreo su un terreno dove lo scolo delle acque avvenga secondo un percorso meno rovinoso dal punto di vista del dilavamento delle acque piovane.

Il cabreo che mostra la sistemazione del podere appartenente alla villa di Monte Berticchio nelle immediate vicinanze di Urbania mostra soprattutto nel terreno posto in prossimità del Metauro ci sia mossi collocando i filari delle viti nel senso della pendenza, anche se in questo caso la pendenza è minima.

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