Dipanatoio o arcolaio

La presente scheda è tratta dal volume: Giovanni Lucerna, Valeria M. Miniati, Giorgio Pedrocco, -Uomini e campagne tra il Montefeltro e il mare-, Metauro Edizioni, Fossombrone, 2004. All’interno del volume fotografie di Paul Scheuermeier (AIS) e Ugo Pellis (ALI).

Il Dipanatoio (o arcolaio) dell’immagine è stato fotografato, da Giovanni Lucerna nel 1976 a Mercatello sul Metauro, nel laboratorio di tessitura di Ida ed Ernesta Storti.

Il dipanatoio, depanatój (Nota 1 - V. Mercatello sul Metauro, foto n. 7926.) o arcolaio (Nota 2 - Nella valle del Metauro il termine arcolaio è spesso associato alla macchina per filare. Quest’ errore è stato rilevato anche in relazione alle domande rivolte agli informatori di Mercatello sul Metauro sul filatoio fotografato al n. 7925.) era costituito da una struttura a incastro girevole, formata (nel caso dello strumento fotografato) da due telaietti di forma trapezoidale; da un albero portante, che sosteneva tutta la struttura, e da un rudimentale sostegno di legno.
I due telaietti, erano realizzati con piccole tavolette collegate tra loro dai pioli. Nel centro delle tavolette erano ricavati sia gli incastri, che servivano durante l’apertura a tenerle incrociate e bloccate in posizione ortogonale tra loro, sia i fori che ne permettevano l’alloggiamento nell’albero portante. La parte rotante del dipanatoio era mobile: la sua chiusura permetteva all’operatore di infilarvi la matassa o più semplicemente di riporre lo strumento dopo l’uso; la sua apertura (fase d’utilizzo) consentiva di mettere in tensione la matassa, operazione facilitata anche dall’obliquità dei pioli, e di procedere nella dipanatura.
Il dipanatoio era realizzato dallo stesso contadino nei momenti di sosta del lavoro nella campagna (Nota 3 - AA.VV, Luoghi e voci della memoria collettiva, Istituto Interregionale di Studi e Ricerche della Civiltà Appenninica, Litografia Valdarnese, S. Giovanni Valdarno, 1990, p. 155.) e nel caso di una particolare abilità manuale ne poteva produrre altri per il mercato. La sua realizzazione non richiedeva l’utilizzo di attrezzi complessi e tutte le sue parti erano tenute insieme da semplici zeppe e perni di legno.
Lo strumento era utilizzato dalle donne nei momenti “liberi” dai lavori agricoli o della casa: serviva a dipanare agevolmente le matasse di filato per ritorcerle o avvolgerle in gomitoli o per realizzare le cannelle da utilizzarsi nelle fasi successive della tessitura. In pratica si disponeva la matassa di filato nel dipanatoio, si prendeva il suo capo e si cominciava a raccogliere il filo o manualmente per fare dei gomitoli, oppure in cannelle lavorando simultaneamente con l’incannatoio. I due strumenti (arcolaio e incannatoio) erano uno complementare all’altro e solitamente lavoravano in coppia.

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