Correggiato

La presente scheda è tratta dal volume: Giovanni Lucerna, Valeria M. Miniati, Giorgio Pedrocco, -Uomini e campagne tra il Montefeltro e il mare-, Metauro Edizioni, Fossombrone, 2004. All’interno del volume fotografie di Paul Scheuermeier (AIS) e Ugo Pellis (ALI). Il correggiato dell'immagine è conservato presso il Museo di Storia dell'Agricoltura e dell'Artigianato di Urbania.

Il correggiato , frusti (Urbania), anche questo sistema apparteneva a quei metodi antichi già caduti in disuso all’epoca dell’inchiesta dell’AIS. Infatti nelle campagne della provincia in quegli anni già operavano le trebbiatrici e sia il correggiato sia il modo di trebbiare con la pietra in pietra erano oramai relegati alla trebbiatura dei soli legumi, che peraltro venivano ancora eseguiti solo nelle località più sperdute di montagna. Era un prodotto dell’artigianato rurale, che si realizzava collegando tra loro due robusti bastoni di legno duro, per mezzo di una striscia di pelle detta "correggia".
La sua realizzazione era molto semplice e l’elemento più complesso da eseguire era proprio la correggia, che poteva essere composta secondo diverse tecniche, che variavano da luogo a luogo. Il correggiato era utilizzato per trebbiare manualmente i cereali e i legumi, lo adoperavano indistintamente uomini o donne disposti in due gruppi contrapposti che lo battevano ritmicamente sul prodotto disposto nell’aia. Non era una trebbiatura facile, bisognava saper manovrare lo strumento e saper tenere il ritmo. La trebbiatura col correggiato durava settimane o mesi; il sistema cessò di essere usato diffusamente solo nella seconda metà del Novecento quando cominciarono ad operare le trebbiatrici meccaniche.

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